GIANNI DE TORA

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1999 Villa Campolieto, Ercolano (NA) 23-30 Maggio

 
ARTICOLO DI SABINO MANGANELLI SULLA RIVISTA ''ECO D'ARTE MODERNA'' N. 123 DEL LUG/AGO/SETT 1999

Ercolano e Napoli- ''Gener-azioni'': geometria e ricerca nelle opere di sei artisti campani

"Gener-azioni", l'eccezionale e felice connubio di ricerca pittorica fra componenti astratte, geometriche ed informali, instauratosi sin dal 1996 fra gli artisti campani Domenico Spinosa, Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Gianni De Tora, Mario Lanzione e Antonio Manfredi, fra decani dell'arte e mature e giovani presenze, ha continuato a proporsi con altre due importanti presenze: alla fine di maggio nei sontuosi spazi della bellissima Villa Campolieto di Ercolano e a fine luglio alla Casina Pompeiana della Villa Comunale di Napoli. Si ricordano le loro precedenti presenze nel 1997 a Nocera Inferiore, a Casoria e all'"'Arte Fiera" di Bologna; nel 1998 all"'Expo Arte" di Bari; nel 1999 a Cardito. Nelle opere dei sei artisti, abbinate diversamente in mostra, si evince una lineare ed osmotica continuità di costante ricerca le cui singole espressioni pittoriche, nell'essenzialità dei segni e delle forme, trasmettono e rimandano reciprocamente segnali, incidenze di percorso e poetiche suscitazioni con interventi, riflessioni ed estrinsecazioni di natura semantica e semiotica sulla diversa espressione e rappresentazione della sintassi idiomatica particolarmente del segno, e della forma e del colore, corroborata da calibrati, euritmici equilibri e scansioni e tangenze di piani e di stesure. Nella loro costante e partecipativa ricerca geometrica astratto-concreta rilevia- mo la rigorosa essenzialità strutturale, spaziale e pigmentale di Barisani; le vivide compenetrazioni di luce-colore-forma di Lanzione; le essenzialità strutturali e pigmentali cromatico-formali di Manfredi; la poetica pastosità formale e cromatica di Spinosa; l'essenzialità del rapporto segno-materia-forma di Di Ruggiero; e le cupe e razionali elementarità segniche e cromatiche di De Tora. La mostra di Ercolano è stata promossa ed organizzata dal Centro Studi "La Fayette" di S. Giorgio a Cremano, patrocinata dall'Ente Ville Vesuviane con il concorso degli Assessorati della Regione Campania e dei Comuni di Ercolano e Napoli. Quella di Napoli dall'Assessorato alla Cultura del Comune. Entrambe le mostre, che hanno presentato nuove e diverse opere degli artisti, sono documentate da due differenti cataloghi editi dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli; con testi, nel primo di Ercolano, di Giorgio Segato e Riccardo Notte e nel secondo, a Napoli, di Segato, Marco Meneguzzo, Ela Caroli e dall'Assessore alla Cultura D'Agostino. Sono ricchi anche di testimonianze degli stessi artisti e di Vitaliano Corbi, Nicola Scontrino e Manuela Crescentini. Questo interessante gruppo artistico, l'unico in Campania, ad oggi, ad operare con coerenza e ri- spetto delle buone regole del fare arte e del saperla gestire e proporla, si presenterà in seguito, probabilmente, anche a Milano

 
ARTICOLO DI ANGELO DE FALCO SUL SETTIMANALE INDIPENDENTE ''IL CAFFE' '' DEL 5 GIUGNO 1999

Segni ed eventi

I critici Riccardo Notte e Giorgio Segato, su invito del Centro Studi "La Fayette" hanno presentato dal 23 al 30 Maggio, nella suggestiva cornice di VILLA CAMPOLIETO, la mostra-evento "GENER-AZIONI" curando nel contempo una splendida monografia stampata dalle edizioni IGEI di Rodolfo Rubino. La mostra ha avuto successo di critica e pubblico nonché i patrocini dell'Assessorato alla Cultura della Regione Campania, del Comune di Napoli, del Comune di Ercolano, dell'Ente Ville Vesuviane. Carmine Di Ruggiero, direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Napoli, il casertano Gianni De Tora, i napoletani Renato Barisani, Mario Lanzione, Antonio Manfredi, Domenico Spinosa hanno ripreso un confronto, che nel marzo 1998, alla 19 /ma Fiera Internazionale di Arte Contemporanea, ha tenuto vivo l'interesse della critica e del pubblico altamente selezionato. Scrive nella monografia Riccardo Notte "A Napoli, alcuni anni fa, è sorta una aggregazione di artisti che si è data il nome di GENERAZIONI ... a questo punto occorre subito chiarire che GENERAZIONI non è un movimento, e che non è neanche una formazione che insegue o programma una poetica unitaria ... non intende stabilire un canone, non si oppone ad altre tendenze, né tantomeno è un club esclusivo ''. Il critico Giorgio Segato continua, nella monografla .. ''Il senso, è dato, a mio avviso, proprio dall'idea dell'arte come ''generazione" cioè come espressione di un movimento temporale e culturale, ma anche come una attività generante nuovi spazi, nuove idee ... così l'opera può spaziare indifferentemente da un astratto informale, lirico (Domenico Spinosa) oppure materializzare lo spazio in andamenti e ritmi plastici (Renato Barisani) ... strutturarsi in percorsi mentali con intermittenze cromospaziali inquiete (Carmine Di Ruggiero) ... fino alla rimessa in gioco aperta degli elementi segnici del fare pittura (Gianni De Tora)... o può sciogliersi in modulazioni espansive di segno, colore, strutture (Mario Lonzione), .. oppure l'opera può dilatarsi ad essere ambiente - non semplicemente ad occuparlo (Antonio Manfredi) .. ''.La monografia "Gener-azioni" riporta anche i contributi critici di Vitaliano Corbi, Manuela Crescentini, Nicola Scontrino, le fotografie sono di Luciano Basagni, Fortunato Celentino, Enrico Grieco, Rocco Pedicini, Luigi Senatore......

 
ARTICOLO DI ALBERTO IANDOLI SUL QUOTIDIANO DI AVELLINO ''IL SANNIO'' DEL 23 MAGGIO 1999

Sei artisti campani a Villa Campolieto

Oggi l'inaugurazione della mostra e la presentazione del libro '' Gener-Azioni''

Questa mattina. alle ore 10 a Villa Campolieto, ad Ercolano, sarà inaugurata la mostra degli Artisti: Renato Barisani, Gianni De Tora, Carrnine Di Ruggiero, Mario Lanzione, Antonio Manfredi e Domenico Spinosa, organizzata dal Centro Studi «La Fayette» di San Giorgio a Cremano e patrocinata dall' Assessorato alla Cultura della Regione Campania e dal Comune di Ercolano. Que- sto importante appuntamento con l'Arte, quella con la A maiuscola vede uniti dalla napoletaneità oltre che dall' amore per l'arte sei note figure di artisti partenopei, diversi tra loro per generazione e per formazione culturale. Non è la prima volta che questo gruppo di artisti, massima espressione dell' arte nel mezzogiorno d'Italia si propongono insieme al nubblico, vi sono infatti dei prece- denti: a Casoria presso il Palazzo della Pretura nel maggio del '97, a Nocera Inferiore nel luglio sempre del '97 e ancora, nella scorsa edizione dell'Arte Fiera di Bari. Ed ora a Villa Campolieto ove per l'occasione sarà presentato il libro «Gener- azioni» curato da Riccardo Notte e Giorgio Segato. A questo importante appuntamento con l'Arte, oltre agli Artisti interverranno tra gli altri i critici Vitaliano Corbi e Nicola Scontrino. La convivenza in un unico spazio espositivo di opere di artisti tanto diversi tra loro sicuramente esalta quanto di proprio ed originale vi è nel lavoro di ciascuno di essi, ma provoca anche l'effetto di un alone comune, di un orizzonte di riferimenti culturali suscitato appunto dall'incontro di esperienze diverse, ma tra loro dialoganti. La vivace e nitida sensazione di un' articolazione per differenze, interna alla mostra, si manifesta in prima istanza, nell'immediatezza cioè dell' impatto percettivo, come variazione tra una pluralità di nuclei fenomenici, come tensione tra la gioiosa, rutilante vibrazione dei colori di Spinosa e la severa ed insieme delicata architettura dei grigi di De Tora, tra la luminosa misura delle superfici pittoriche di Barisani e il dinamismo dei piani trasparenti di Lanzione, tra il sospeso stupore dei frammenti di Di Ruggiero e il coinvolgimento ambientale delle geometrie di Manfredi. Una formazione di tutto rispetto dunque quella degli artisti innanzi citati, le cui opere frutto di intelletti mai domi saranno in esposizione da oggi sino al prossimo 30 maggio in quel di Villa Campolieto ad Ercolano. Un appuntamento assolutamente da non perdere.

 
ARTICOLO DI LUIGI BRACO SUL QUOTIDIANO ''VESUVIO'' DEL 28 MAGGIO 1999

''Gener-Azioni'', una mostra pittorica a Villa Campolieto

Ercolano. Domenica scorsa Villa Campolieto è stata lo scenario di un'importante manifestazione culturale sull'arte contemporanea avente ad oggetto il gruppo "Gener-Azioni" formato dagli artisti Barisani, De Tora, Di Ruggiero, Lanzione, Manfredi e Spinosa. Un evento curato dal centro studi "La Fayette" e di tale rilievo da ottenere il patrocinio morale dell'Ente per le Ville Vesuviane, dell'Assessorato alla cultura della Regione Campania, del Comune di Napoli ed Ercolano. La manifestazione è iniziata con una conferenza tenuta dai critici Riccardo Notte e Giorgio Segato, i quali hanno guidato i numerosi presenti attraverso l'esperienza creativo-artistica, ormai lunga e consolidata, del gruppo, spiegandone i connotati e le specificità. Ha fatto poi seguito la relativa mostra formata da opere di grande pregio e d'ogni singolo artista. Il centro studi "La Fayette" ha inoltre realizzato per l'occasione il libro "Gener-Azioni" edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano: un viaggio testimoniato graficamente, nell'ispirato orizzonte del gruppo, accompagnato dalle profonde meditazioni di Notte e Segato, e dagli eleganti interventi di Vitaliano Corbi e Nicola Scontrino dove in particolare Notte afferma : ''…."Gener-Azioni" non è un movimento, e non è neanche una formazione che insegue o programma una poetica unitaria. "Gener-Azioni" nou intende stabilire un canone, non si oppone ad altre tendenze, né tantomeno è un club esclusivo. Ciò nondimeno questa aggregazione costituisce un interessante nucleo d'identità disparate e anche fra lo opposte, unite, certo, da un lato comune: il ricorso ad una poetica visiva tendenzialmente aniconica, originata da scelte personali o, nel caso degli artisti più anziani, da analisi e da vicende teoriche che affondano le loro radici in alcuni momenti salienti e ben noti del dibattito estetico di questo secolo".Mentre Giorgio Segato pone in rilievo che: '' E' davvero raro, rarissimo, assistere a momenti di collaborazione, scambio, sostegno e partecipazione così entusiastici, del tutto disinteressati se non per la qualità dell'esposizione e per l'armonia dell'insieme, raro intendo fra artisti d'età, formazione, esperienze così diverse, infatti, già il titolo della rassegna "Gener-Azioni" sottolinea appunto gene- r-azioni e qualità diverse, in ambiti di sensibilità vicini e soprattutto caratterizzati da una tensione "attiva", generativa di un poetico rapporto con la realtà''. E specifica Vitaliano Corhi: "Questa mostra nata dall'incontro di sei artisti napoletani diversi per generazioni e per formazione culturale, ha molto meriti. Il primo, di tutta evidenza, ma non per questo meno importante, è di presentarsi con una raccolta d'opere di così alta qualità, da costituire uno dei maggiori avvenimenti espositivi, e di avere diritto non solo all'attenzione del puhhlico ma anche delle istituzioni pubbliche".E proprio ricalcando le parole conclusive di Corbi è doveroso fare un ammonimento ai rappresentanti delle istituzioni locali i quali con la loro presenza avrebbero potuto dare un ulteriore contributo alla promozione della cultura; mentre per chi fosse interessato alle opere del gruppo Gener-Azioni, potrà ancora apprezzarle fino alla fine di Maggio.

 
foto di repertorio
 
 
 
 
 
 
STRALCIO DELL' ARTICOLO DI PETRONILLA CARILLO SU '' IL MATTINO'' DEL 30 APRILE 1999

Maggio dei monumenti sotto il vulcano

il '700 porte-aperte: e arriva anche la '' barca della memoria''

Visite guidate nelle ville vesuviane, itinerari turistico-culturali alternativi per percorrere la storia attraverso le grandi famiglie della nobiltà napoletana. Tra il continuo fiorire di residenze nobiliari sul litorale del Miglio d'Oro, la Reggia di Portici, villa La Favorita a Ercolano, le case immerse nella campagna ai piedi del vulcano. Sarà questo il leit motiv della XI edizione del maggio di arte presentato ieri mattina dall'Ente Ville Vesuviane e l'associazione «Amici delle ville e dei siti vesuviani». Un programma articolato, quattro appuntamenti domenicali per conoscere meglio il patrimonio artistico oggi tutelato. "Le ville e il Vesuvio: itinerari tra artificio e natura». Ville porte aperte, dunque, a partire dalla prossima domenica e non solo. La «barca della memoria» navigherà anche quest' anno nella baia di Napoli per far conoscere e ammirare la costa vesuviana. Partendo dal molo Beverello si potrà viaggiare a bordo di un diporto e visitare Pozzuoli, Baia, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare e Sorrento in una sorta di viaggio ideale alla riscoperta del passato. A cornice dell'itinerario turistico, una serie di nppuutarnenti culturali per conoscere le motivazioni che spinsero i nobili napoletani a scegliere la fascia costiera vesuviana quale luogo di residenza estiva e mettere in pratica una vera e propria gara tra proprietari per avere i migliori architetti e artisti del Settecento assieme a indoratori, stuccatori, marmorai, intagliatori, per realizzare magnifiche dimore gentilizie. Questo il calendario degli appuntamenti didattici: si inizia il 2 maggio a Palazzo reale di Capodimonte per proseguire il 9 a Palazzo Serra di Cassano a Napoli, il 16 a Villa Serra di Cassano a Portici, il 30 con un itinerario costiero che prevede lo sbarco a Procida, lungo il percorso storico del '' Portoni aperti''. E parallelamente si potranno visitare anche le splendide ville ercolanesi aperte al pubblico come Campolieto e Ruggiero, il parco de la Favorita, villa Bruno a San Giorgio.Proprio a Campolieto, in attesa delle manifestazioni estive, sarà inaugurata domenica 23 maggio alle ore 10,30 la mostra di pittura del gruppo '' Gener-azioni'', cui seguirà alle 12 un concerto del chitarrista Aniello Desiderio. Nel corso della conferenza stampa di ieri il presidente dell'Ente Ville, Domenico Giorgiano ha anche parlato dell'impegno del nuovo consiglio di amministrazione per il recupero di alcune strutture al momento abbandonate. Come la Favorita : '' Per il Duemila – ha detto- abbiamo intenzione di aprire la Casina degli Specchi, nel parco della villa, un polo convegnistico di rilevanza nazionale. Quindi di risolvere, in accordo con la Soprintendenza, il problema dell'approdo turistico perché è nostra intenzione sviluppare le vie del mare, creando una stazione del metrò del mare proprio laddove ora vi è la vecchia stazione ferroviaria. Soltanto sviluppando le vie del mare, crediamo di poter portare nuovo turismo a Ercolano....''

 
ARTICOLO DI TIZIANA DE TORA SUL QUOTIDIANO ''NAPOLI Più'' DEL MAGGIO 1999

A Villa Campolieto – Gener-Azioni

Si è inaugurata la scorsa domenica, nella suggestiva ''location'' di Villa Campolieto a Ercolano, l'interessante mostra di 'Gener-azioni', formazione che raccoglie al suo interno sei artisti di stili e generazioni, appunto, diverse.Differenze stilistiche e anagrafiche che, però, trovano un comune denominatore nella ricerca di un linguaggio pittorico inteso come impegno conoscitivo ed etico : '' il ricorso a una poetica visiva tendenzialmente aniconica – ricorda Riccardo Notte nella prefazione al catalogo della mostra di Ercolano – originata da scelte personali o, nel caso degli artisti più anziani, da analisi e vicende teoriche che affondano le loro radici in alcuni momenti salienti e ben noti del dibattito estetico di questo secolo''. Renato Barisani, Domenico Spinosa, Carmine Di Ruggiero, Gianni De Tora, Mario Lanzione, Antonio Manfredi: sei autori che analizzano i segni di rinnovamento estetico di generazioni ed esperienze stilistiche diverse, dalla ricerca materico-informale all'analisi della struttura geometrica più rigorosa.

 
il manifesto
 
ESTRATTO DAL TESTO DI GIORGIO SEGATO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

DIVERSE GENER-AZIONI A BARI

In occasione della 19a Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Bari, lo scorso anno (19-23 marzo) si ripropose un'accurata selezione della rassegna Gener-Azioni, come mostra di titolo eminentemente culturale affiancata dalla prestigiosa e interessantissima scelta di schizzi, bozzetti e modelletti allestita dalla Pinacoteca provinciale del capoluogo di regione pugliese grazie alla direttrice dott.sa Clara Gelao. L'intento iniziale era di sollecitare una parallela selezione da parte di una qualificata galleria privata o di un'istituzione pugliese, in modo da porre a confronto non tanto linguaggi o situazioni 'regionali', come qualcuno ha frainteso, ma autori di diverse generazioni, operanti nell' ambito di un' astrazione lirica, informale o geometrica, ben al di là di scuole, gruppi o di limitazioni geografiche o idiomatiche. I tempi organizzativi si dimostrarono troppo stretti e si riuscì ad allestire - accanto alla mostra della pinacoteca - solo la rassegna degli artisti campani già presentata a Napoli e a Salerno, ma fu un autentico e per certi aspetti sorprendente successo: manifestazione di richiamo e anche di 'ristoro' visivo, considerata la prevalenza di stands espositivi con opere di figurazione tradizionale. I consensi del pubblico durante la fiera e in particolare nel corso dell' affollata inaugurazione, l'incontro con gli artisti con un dibattito molto sentito e partecipato, la donazione di una delle opere da parte dell' organizzazione Intermedia alla collezione dell'Ente Fiera (un'opera di Mario Lanzione), le numerose e positive recensioni sulla stampa testimoniarono della bontà dell'iniziativa e in particolare dell'interesse che sollecitava l'impostazione generazionale, evidenziando differenti percorsi, differenti tecniche, diversità poetiche e di sensibilità espressive ed operative, pur in una continuità di ricerca formale del tutto libera da esigenze di rappresentazione della realtà e rispondente solo alle necessità del fare pittura, al rapporto col medium cromatico (pigmenti, carte o lamine) come sufficiente e, anzi, di compiuta autoreferenzialità: non tanto, o non soltanto pittura-pittura, ma 'pittura per la pittura', evidenziazione non di un racconto ma dei segni, della materia, dei tracciati presintattici o di emblemi colti con sguardo tanto ravvicinato da toglierne l'evidenza figurale, o con sguardo così lontanante da restituire il particolare al campo e al movimento energetico più generali, oppure anche 'spiando' sotto sedimenti, stratificazioni metaforiche dei nostri accumuli emotivi e pregiudiziali, così da far emergere nuovi segni per restituire antichi simboli, o antichi segni per comporre nuovi emblemi poetici, in territori, quelli del colore, di pura fermentazione e di germinazione guidate dal gesto, dalla visione 'innamorata' della vitalità dei pigmenti, dai ritmi, dalla magica allusività di forme arcaiche, o affioranti, come lacerti di 'geroglifici' smarriti, sui campi di colore e dagli intervalli di silenzio, dalle pause, dalle forme nello spazio, dalla capacità 'insostenibilmente leggera' di assorbimento sensitivo, percettivo, attentino del colore sapientemente modulato. Tutto questo - e dunque moltissimo - accomuna i sei autori di Gener-Azioni, proposti in un ciclo di mostre, già quattro, che ogni volta si presentano diversamente ricche di suggestioni, forse proprio per l'effettiva irriducibilità a un'unica fronte poetica degli artisti, pur partecipando essi di una stessa sensibilità in modi differenti ma prossimi, e a volte armoniosamente contigui, di espressione. La 'formazione' - non il 'gruppo' - che si è creata per la disponibilità di ciascuno e per l'impegno generoso di qualcuno tra loro a tessere i legami personali nel massimo rispetto della libertà professionale e di iniziativa degli altri componenti, ha aspetti -lo si è visto a Bari e più recentemente a Cardito (Napoli) per l'apertura di uno spazio espositivo di Antonio Manfredi - fortemente attrattivi, affascinanti, poiché è davvero raro, rarissimo, assistere a momenti di collaborazione, scambio, sostegno, partecipazione così entusiastici, del tutto disinteressati se non per la qualità dell' esposizione e per l'armonia dell'insieme, raro intendo fra artisti di età, formazione, esperienze così diverse - dall'attraversamento attivo di molta parte delle fasi sulla scena solo nell'ultimo ventennio, dal mestiere coltivato nella 'bottega d'arte' alla preparazione accademica, fino alla tenace tensione dell' autodidatta, dal naufragio emozionale nel colore liberato dal gesto all'indagine di forme simbolo, dalle evocazioni di una memoria profonda alle composizioni e 'installazioni', da stratificazioni che tastano il vissuto alle geometrie che prefigurano nuovi spazi, nuovi ritmi formali ed esistenziali, e ai campi saturi ed omogenei dei metacrilati che propongono una razionalità costruttiva più concettuale che emotiva, ma pur sempre intenerita e modulata da inflessioni poetiche, da approcci sensitivi di emozione panica a compenetrazioni intellettive, meditative. Questa è in sostanza la complessa panoramica formale e stilistica che ci propone la rassegna Diverse Gener-Azioni, sottolineando in sé, già nel titolo, appunto, generazioni e qualità diverse, in ambiti di sensibilità vicini e soprattutto caratterizzati da una tensione 'attiva', generativa, propositiva di più soddisfacente, interiorizzato, poetico rapporto con la realtà. …...L'avvio di Gianni De Tora è segnato da una necessità di destrutturazione del linguaggio geometrico, di messa in discussione della sintassi linguistica e costruttiva sulla base di suggestioni che sfaldano l'apparente compattezza del mondo percepito e sembrano spiarne, tra stretti spazi, un costante animarsi, rimescolarsi, ricomporsi, a volte drammatico, altre volte cromaticamente allusivo di energia positiva o anche di speranza, pur nella sempre ossessiva costrizione dello spazio fisico e psichico, rimasto aperto all'elaborazione fantastica e poetica. Lentamente De Tora mira a un riscatto, a dilatare le aperture dell'utopia, del sogno e del gioco e nella rimessa in gioco costante degli elementi compositivi......Sei autori per una rassegna di grande efficacia promozionale per la comprensione della pittura, del fare pittura come linguaggio, come ricerca estetica, come impegno conoscitivo ed etico.

 
ESTRATTO DAL TESTO DI RICCARDO NOTTE SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

GENERAZIONI

Il termine "generazione" deriva, com' è noto, dal verbo gènero-are, anche se l'origine della parola, come sovente accade per il latino di un qualche contenuto, affonda nel terreno della cultura e della lingua greche. Così è anche per generatio, che appunto mutua il suo significato da génesis (genesiV): vocabolo che richiama alla mente la celebre opposizione che il sommo Aristotele poneva fra la "generazione" e la "corruzione", in quanto manifestazioni visibili dell'invisibile potenza manifesta in tutte le espressioni della natura. I membri della cultura cattolica ricavano per la verità anche altre e non meno intense suggestioni. La memoria di costoro non può sottrarsi al richiamo degli echi biblici mediati dal catechismo memorizzato in forza di arcaici ritmi formulaici. In quelle parentesi dell'infanzia si impone al bambino una dimensione sacrale che risulta sempre incomprensibile agli occhi e ai sensi di una vita che sboccia. E così "generazione" assume ben presto il significato di un'oscura (e ancorché affascinante) differenza ontologica fra il Padre e il Figlio, quest'ultimo, per l'appunto, "generato" e non "creato", quantunque (e ancor più oscuramente) composto "della stessa sostanza del Padre". Certo, il bambino non sa nulla di teologia razionale o di filosofia dogmatica, e perciò non può e non sa apprezzare la finezza delle tautologie. La vergine infanzia non si pone il problema della sostanza, anche se a parere di molti in ogni bimbo si cela uno spinoziano in potenza. È anche vero che i misteri trinitari e affini formano l'inconscio substrato di un'identità culturale che si estende nei millenni. C'è dunque da chiedersi se il senso della storia non sia anche, almeno in parte, un attributo del duro legame con il passato che si instaura all'interno di ciascuna confessione. E forse, vista in quest' ottica, l'era della dissoluzione del significato ultimo delle cose (ma sarà poi vero?) deve necessariamente coincidere con l'epoca della fine della storia. E ora un piccolo salto dalla psicologia dell' età evolutiva alla sociologia: esiste infatti una nota teoria secondo la quale le idee filosofiche, artistiche- sociali, politiche economiche e loro ramificazioni seguono un andamento generazionale e in definitiva esauriscono la loro parabola durante l'arco temporale che segna l'avvicendarsi di una generazione all'altra. Ipotesi interessante, e in parte vera, ma che ben poco dice circa l'altra faccia della medaglia, e cioè che ogni generazione, non soltanto dal punto di vista biologico, ma soprattutto sul terreno delle culture, crea sempre istituzioni e strutture cognitive il cui scopo si giustifica nel tentativo di "passare il testimone" alle generazioni future. Questo fenomeno viene definito in senso stretto "tradizione", ed è oggetto di studio tanto dello storico delle idee quanto dell' antropologo, del sociologo, del filosofo: poiché è appunto l'insieme di queste istituzioni e di queste pratiche che stabilisce lo statuto e la validità delle credenze, delle attitudini e delle conoscenze più varie, tutte denotate dallo sfumatissimo e problematicissimo termine di "cultura". Quando il processo di trasmissione o di diffusione culturale si inceppa, e soprattutto quando il salto generazionale si manifesta in forme totalmente estranee a una determinata tradizione (ed è questa una caratteristica peculiare del nostro secolo) allora l'intero sistema sociale collassa, e al suo interno si moltiplicano le manifestazioni di disagio e le espressioni di una violenza non ritualizzata, disgregante o implosiva. Scenario segnalato a chiare lettere dalle cronache. E ora veniamo finalmente allo scopo di questo scritto. A Napoli, alcuni anni fa, è sorta un' aggregazione di artisti che si è data il nome di "Generazioni". Non è un fatto senza significato. Intanto la scelta del plurale, dettata dall'ovvia circostanza che questo insieme abbraccia personalità separate dalle rispettive classi di età. In qualche misura il tema della divisione per generazioni sembra coincidere con la chiusura del secolo (e del millennio), tant'è che in Italia, tanto per citare alcuni esempi, lo storico dell'arte Giorgio Di Genova ha dedicato una sua monumentale opera in vari volumi alla storia dell'arte italiana di questo secolo dividendo i protagonisti per generazioni. A questa impresa editoriale seguirà la prossima apertura del Museo Bargellini a Pieve di Cento, ove gli artisti saranno appunto divisi per generazioni. Ma a ben riflettere, in quest'ultimo scorcio di secolo, e non certo soltanto in Italia, una parte considerevole della storiografia, della critica d'arte, della storia del costume ha seguito più o meno volontariamente un criterio sottinteso e analogo, preferendo le strutture diacroniche alle visioni sincroniche. Insomma, la fine del secolo ventesimo, nonché del secondo millennio dell' era volgare, è costellata da un ampio desiderio di ripensare il passato, e soprattutto di riflettere sull'arco di tempo che va dai primi accenni di un'esplosiva modernità che travolgeva ogni ostacolo alle soglie di un nuovo millennio gravido di segnali discordanti e in ogni caso di prospettive che promettono mutamenti senza precedenti. In questo desiderio di plurimi ripassi si può forse scorgere anche una inquietudine che abbraccia la realtà stessa della forma umana, tesa in questo momento fra esperienze esplorate, codificate e stratificate fino all' ossessione e voli di cui non si immaginano neanche le prospettive. Da qui forse, il desiderio di compattezza, di fermezza, di comunione anche al di là e al di sopra delle differenza culturali e generazionali. A questo punto occorre subito chiarire che "Generazioni" non è un movimento, e che non è neanche una formazione che insegue o programma una poetica unitaria. "Generazioni" non intende stabilire un canone, non si oppone ad altre tendenze, né tanto meno è un club esclusivo. Ciò nondimeno questa aggregazione costituisce un interessante nucleo di identità disparate e anche fra loro opposte, unite, certo, da un dato comune: il ricorso a una poetica visiva tendenzialmente aniconica, originata da scelte personali o, nel caso degli artisti più anziani, da analisi e da vicende teoriche che affondano le loro radici in alcuni momenti salienti e ben noti del dibattito estetico di questo secolo; ed è importante rilevare questa differenza fin dalle prime battute del presente scritto. Leggendo le biografie di ciascun membro di "Generazioni" si apprenderà che alcuni sono stati in gioventù allievi dei più anziani. Un dato che indurrebbe a concludere che siamo in presenza, almeno in alcuni casi, di una vera e propria "scuola". Ma non è così. Scrivo queste riflessioni non per salvare l'autonomia estetica di questo o di quello, fatto che notoriamente preme ad ogni artista. Piuttosto, sono mosso dal desiderio di rilevare che la distanza si può probabilmente apprezzare più nella differente visione dei tempi storici da parte di ciascuna classe di età che non all'interno delle singole poetiche. Detto questo, si deve poi ricordare che in Italia, fra le grandi metropoli, non esiste forse realtà artistica più conflittuale e oppressa dagli eventi di quella partenopea, che malgrado la sua effervescenza, e a dispetto del suo desiderio di collegarsi al movimenti internazionali, specialmente nell 'ultima metà del secolo, ha scontato e sconta ancor oggi gli effetti di un problematico rapporto con la città, ma anche di una mancata compiuta saldatura con le altre realtà artistiche presenti sul territorio nazionale. Tema, quest'ultimo che richiederebbe ben altre analisi. Mi limiterò dunque ad affermare che una formazione che riunisce più generazioni costituisce nel contesto artistico partenopeo un caso molto speciale. Da ciò alcune preliminari osservazioni riguardanti il taglio che ho inteso dare alle presenti note. Mi sono infatti chiesto di quale utilità potesse essere esaminare l'opera di ciascun artista dal punto di vista storico-critico, e la conclusione è stata ovvia: non c'è utilità alcuna. Ciò, infatti, è stato assolto da critici di professione, e in più casi anche da grandi personalità della critica d'arte nazionale e internazionale. Ma potrei fornire egualmente un contributo tentando un'analisi delle poetiche che affiorano dalle opere recenti di ciascun artista di "Generazioni" partendo da un ideale osservatorio filosofico: una chiave di lettura della forma mentis, e un minimo suggerimento sulle relazioni che ogni artista instaura di necessità con il proprio vissuto e con la somma specifica degli eventi che riempiono la vita. Soltanto da questo punto di vista ritengo che si possa salvare l'unità delle singole poetiche all'interno di una aggregazione che si connota con un attributo che implica una distanza intraspecifica: la differenza generazionale è infatti il primo dispositivo di distanziazione che l'essere umano abbia inventato......

L'apocalittica razionalità di De Tora

Vorrei perciò estendere il tema del limite, ma visto in una prospettiva direi quasi complementare, trattando delle suggestioni filosofiche suggerite dall'opera di Gianni De Tora, artista che all'interno del gruppo rappresenta una generazione molto particolare: quella che ha vissuto la sua infanzia e prima giovinezza negli anni del dopoguerra, due decenni che incubarono, e che in tutti i sensi prepararono, i vari sommovimenti strutturali, economici, tecnologici e politici che connotarono gli anni '60. Non c'è dubbio che il senso del limite (e dei limiti definiti nei vari ambiti della realtà intersoggettiva) visto nell'ottica della generazione di De Tora, assume aspetti conturbanti e decisamente intramondani. Fu l'epoca in cui, in Europa e negli Usa, una serie di eventi sembrò favorire l'abbattimento delle barriere, sicché l'azione umana (e artistica) si trovò presto coinvolta
in un turbine che sembrava quasi suggerire l'avvenuto attraversamento di ogni orizzonte. Una forza dinamica i cui sviluppi hanno al giorno d'oggi assunto il volto inquietante di un universo umano senza punti di riferimento e senza traguardi, se non quello, forse, e paradossalmente, di un lucido progetto di un suicidio collettivo. Intanto, al contrario della civiltà greca, l'universo occidentale sembra reggersi sulla costante sfida dei limiti umani. Per esempio, l'idea sportiva del "record", estranea all'atleta antico che partecipava ai giochi olimpici, è al contrario contenuta, fino all'aberrazione, negli statuti non scritti del nostro "civilizzato" mondo sportivo. L'umanità, e non solo l'umanità occidentale, grazie all'impressionante evoluzione scientifica a cui si assiste da oltre un secolo e mezzo ha dovuto costantemente ritoccare il senso dei limiti del proprio mondo, dei propri confini, delle proprie certezze. E questo è senza dubbio un dato antropologico complessivo che merita una approfondita riflessione. De Tora ha vissuto da artista le varie fasi della distruzione dei limiti imposti all'uomo. E così, non a caso, in alcune sue prime e robustissime opere comparivano figure totemiche di cosmonauti: elementi simbolici di un inconscio culto degli eroi che dalla distanza di una dimenticata età dell' oro riemergevano sotto forma di archetipi della modernità. E tuttavia il mondo - si diceva e non a torto - già negli anni '60 è diventato piccolo anche a causa dei sempre più avanzati mezzi di comunicazione, problematica che De Tora affrontò in vario modo secondo i dettami di una ideologia che il tempo avrebbe poi dissolto, ma che all'epoca formava il milieu di una generazione attenta e partecipe. E uno dei motivi di un tale superamento risiede forse nel fatto che questa "piccolezza", questa raggiunta marginalità del limite che separa individui, religioni, caste, culture e lingue differenti, se non antitetiche fra loro, contrasta enormemente con l'immensa espansione del senso dei limiti dello spazio e del tempo. Anche in ciò l'evoluzione tecnologica sembra essere la vera responsabile di una percezione tanto mutata quanto radicata e diffusa. L'idea che l'astronauta John H. Glenn, il primo statunitense che varcò i confini della stratosfera, alla veneranda età di settantasette anni sia stato ancora una volta protagonista di un'impresa spaziale a bordo dello Space Shuttle dimostra che il limite dello spazio interplanetario non è più un limite. Si può anzi affermare che fra la Terra e la Luna si stenda un territorio un po' fuori mano, ma all'interno dei nostri confini, tant'è che esso può essere tranquillamente visitato da un arzillo pensionato dello spazio. Ma è anche vero che allora come oggi, accanto a questi esaltanti risultati del potenziale umano si affiancano le tremende ingiustizie sociali ed epocali della fame nel mondo, dell'oppressione di interi popoli, dello sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta; ecco che i moderni mezzi di comunicazione, capaci di rendere "prossimo" ciò che è distante, ci consentono di prendere coscienza dell'altro lato della medaglia dell' evoluzione culturale in corso. Tocchiamo così con mano i limiti inferiori e anzi infimi in cui è costretta un'enorme fetta dell' umanità. E qui torno alle suggestioni che mi procurano le ultime opere di De Tora, apparentemente distaccate e astratte, solo a prima vista chiuse all'interno dei canoni di una ricerca geometrica estremamente controllata e formale. In realtà metafore visive di una condizione esistenziale connotata dall' eroismo del limite dei limiti, in altre parole della fine della storia, del termine ultimo di ogni narrazione, come suggeriscono le sue croci disarticolate, quantunque composte da forme geometriche perfette. Come mostrano i suoi colori cupi, squarciati a volte da segnali incomprensibili e babelici, o da inserti materici che richiamano culti spenti, disciolti, definitivamente dimenticati.....

 
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